Boomers Attivi e cari ospiti, salve!
Giorni fa la speaker di una radio ha chiesto ai suoi ascoltatori di inviarle degli SMS raccontando quali oggetti vintage tenessero in casa.
Con mia grande sorpresa, è emerso che nelle case degli italiani, piccole in metratura rispetto al passato, suppongo anche per via dei costi, sono in realtà custoditi veri e propri tesori vintage, da macchine fotografiche ancora con il flash a mano, di quelle in cui dovevi mettere il drappo nero sopra la testa per fare le foto, avete presente?, a macchine da cucire risalenti a prima del 900, a radio fine ‘800 per altro ancora funzionanti, e via dicendo.
Il mio stupore è nato dal fatto che tendenzialmente oggi, sempre per motivi di spazio, quando qualcosa non serve più siamo destinati, forse obbligati, a gettarlo via. Non so se le nuove App che ne permettono la messa in vendita, consentano il riciclo di questi oggetti dismessi, ma qualora non riuscissimo a cederli, sono destinati tristemente ad essere buttati.
Allora perché certe cose vengono invece così a lungo custodite e conservate da una generazione all’altra?
Forse questi oggetti ricordano, a chi li possiede, momenti del passato per loro importanti.
A questo punto si apre un interrogativo: ma cosa sono i ricordi, e cosa rappresentano alla fine per noi?
Manteniamo solo i ricordi gradevoli, oppure manteniamo anche quelli meno graditi come ammonimento e monito di un momento preciso?
Gli oggetti sono intrisi della memoria delle nostre vite, sono il simbolo, se vogliamo, della nostra storia individuale, familiare, delle nostre radici e le radici, forse ce lo potrebbe spiegare bene uno psicologo, sono alla fine rilevanti perché ci danno, esattamente come ad una pianta, il senso di radicamento quindi di appartenenza e stabilità.
Gli oggetti aiutano perché fissano, come foto in 3D, il nostro passato ed a volte ricomporre i pezzi dello stesso, serve a farne tesoro per costruire un oggi migliore.
C’è sempre della magia nei ricordi e coltivarli è importante anche se non sempre facile: vanno per questo gestiti con attenzione, perché non diventino rimpianto, ma sostegno per addolcire il presente o superare un attimo di malinconia.
Gli oggetti che ci riportano a momenti particolari, personali ed intimi, aiutano a dare un senso alla frase di Cesare Pavese, il quale affermava che “non si ricordano i giorni, ma si ricordano gli attimi”.
Il ferro da stiro, probabilmente dell’Ottocento, che vedete fotografato in questo post, troneggiava su una mensola nella cucina della mia nonna materna, mentre il macinino veniva regolarmente usato: ne ricordo ancora perfettamente il rumore un po’ stentato e un po’ tagliente ogni qual volta veniva usato per polverizzare i chicchi e preparare il caffè. Mai, per carità, in anticipo.
Il ferro da stiro, che assomiglia nella forma ad un Titanic, pronto a fendere flutti di lino e cotone di enormi lenzuola profumate di sole e di lisciva, o ordinate onde di seta, di vestiti oggi assolutamente improbabili, il ferro dunque, ma anche il macinino, a me riportano il profumo dello strudel in forno o delle torte di mele, che venivano fatte riciclando pane avanzato, uvette ammollate, spesso da noi cugini rubate e gustate al pari di straordinarie leccornie, quando la nonna girava l’occhio, atmosfere calde e cariche di grande affetto.
Attimi appunto, ma impagabili.
Per questo quegli oggetti troneggiano anche oggi nella mia cucina, assieme a libri di ricette di allora, perché quando succede di posarci lo sguardo, ritrovo a volte piacere, a volte sostegno talvolta conforto.
Vi lascio evocare i vostri ricordi con la musica e le parole del disco di Tiziano Ferro “Il mestiere della vita”.
Affidatevi e coltivate i ricordi, fateli guardiani del vostro presente e suggeritori del vostro futuro.
A presto!