Lun. Dic 23rd, 2024

Boomers Attivi bentrovati!

Nonostante fosse agosto nei pressi di Roma, la mattina del giorno 16 del 1924, non era cocente, così il brigadiere dei carabinieri Ovidio Caratelli decise di fare una passeggiata con il suo cane prima di andare a lavorare, verso la macchia della Quartarella nel Comune di Riano.

Uscì di casa rilassato, pregustando quel momento di svago e tutto sembrava perfetto, quando ad un certo punto il cane cominciò ad agitarsi, ad uggiolare ed a scavare dietro ad un cespuglio. L’uomo, incuriosito, andò a vedere cosa stesse facendo.

Dalla terra emerse un corpo.

Era quello dell’onorevole Giacomo Matteotti.

Erano passati due mesi dal rapimento del politico.

Al Congresso di Roma dell’ottobre del 1922 il Partito Socialista Italiano si divise, il contendere era l’espulsione della corrente riformista. Fu così che nacque il Partito Socialista Unitario, guidato da Turati, il cui segretario divenne un giovane Giacomo Matteotti.

Matteotti era politico antifascista, per passione e credo, oltre che giornalista: fu il suo incessante scavare e ricercare tra la corruzione dell’epoca ed accusare, che il 10 giugno 1924 fu rapito e poi assassinato.

L’epilogo di una vicenda buia e triste.

Giacomo veniva da studi classici, si era laureato in giurisprudenza a Bologna nel 1907, epoca in cui era anche venuto a contatto con gli ambienti socialisti, divenendone subito uno degli esponenti più accreditati. Eletto in Parlamento per più legislature, ebbe modo di mettere in evidenza il suo carattere battagliero, fiero e resistente.

Il 6 Aprile del 1924 ci furono, alla Camera dei Deputati, le elezioni contestate fortemente da Matteotti in un discorso tenuto proprio alla Camera poco dopo, precisamente il 30 maggio, in cui evidenziava illegalità, violenza ed abusi perpetrati dai fascisti al fine di vincere le elezioni.

Non gli portò bene, come raccontato: quando morì aveva appena 39 anni.

Ma chi era in realtà Giacomo Matteotti uomo?

Sposato, tre figli, era amante della famiglia e della vita in tutte le sue sfaccettature, ed alla vita andava incontro come un giovane appassionato quale era.

È un Matteotti a tutto tondo quello che emergerà, dal 5 aprile al 7 luglio, a Palazzo Roncale a Rovigo, dalla mostra “Giacomo Matteotti (1885 –1924). Storia di un uomo libero” promossa dal Comitato Provinciale per le Celebrazioni del Centenario della morte di Giacomo Matteotti e dalla Regione del Veneto, con il sostegno della Fondazione Cariparo, e la collaborazione dell’Archivio di Stato di Rovigo, della Direzione Musei regionali Veneto del Ministero della Cultura e il  patrocinio del  Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della morte di Giacomo Matteotti, della Fondazione di studi storici “Filippo Turati” di Firenze e della Fondazione Giacomo Matteotti  di Roma.

Lo anticipa il professor Stefano Caretti, tra i massimi studiosi di Matteotti e di storia del socialismo, docente di Storia contemporanea all’Università di Siena. 

Dell’uomo politico polesano la mostra rievocherà l’attività di pubblico amministratore in diverse realtà del territorio rodigino, l’impegno   nell’attività sindacale nelle leghe e cooperative e quello parlamentare, irriducibile oppositore del fascismo e infine segretario del Partito Socialista Unitario.  

Così come sarà ricordato, anche con la emersione di documenti, mai prima esposti, patrimonio dell’Archivio d Stato di Rovigo, il suo assassinio e infine il suo funerale.

Ma, in parallelo, ad essere approfondito in mostra sarà anche il Matteotti privato, le sue letture, la passione personale e familiare per la musica, il fondamentale rapporto con la moglie Velia e la famiglia.

Alla mostra rodigina ha assicurato la sua collaborazione anche il Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso (Ministero della Cultura), che metterà a disposizione un corpus di manifesti che documentano quanto la vicenda Matteotti abbia influito nell’Italia del tempo.

Certo ha nociuto in qualche modo alla comprensione della complessa personalità di Matteotti, il prevalere dell’aurea mitica, eroica e quindi astratta, sulla figura concreta dell’uomo.

Scopo della mostra è appunto quello di sottrarre la figura di Giacomo Matteotti a una astratta rappresentazione del martire e restituire la corposità della sua presenza reale nei luoghi, nelle umane relazioni, nelle scelte ideali e culturali, che lo videro operare dalla sua appartata periferia polesana per giungere alle esperienze ai vertici della politica nazionale. La mostra si sviluppa come una sorta di racconto per immagini e documenti, sovente di rara reperibilità, che riescono, con la loro pregnante immediatezza visiva, a ricostruire il senso complessivo di una vita non racchiudibile nella pur nobile fissità del martirologio, ma che anzi in tal modo spiega quel percorso di rigoroso impegno civile e di dovere etico capace di giungere al sacrificio estremo.  

Al di là dello spessore indiscutibile di Matteotti, penso sia fondamentale oggi, portare il focus su valori quali libertà, determinazione e correttezza.

Giusto per un ripasso.

A presto!

By Boomer1

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