Lun. Dic 23rd, 2024

LA FIABA E CALVINO, UN BINOMIO CHE “COMPIE” 100 ANNI

Boomers Attivi e graditi ospiti, bentrovati!

Cominciamo la giornata mettendo in moto la fantasia: andiamo in Occidente subito dopo la Seconda Guerra Mondiale: lo scenario si presenta decisamente agghiacciante, 55 milioni di morti, città rase al suolo e l’urgenza di ricostruire tutto, ferrovie, strade e fabbriche per far ripartire un’economia praticamente azzerata.

E fame. Di cibo e di vita.

Gli aiuti americani del piano Marshall cambiano questo scenario, lo stile di vita, i consumi e conducono l’Italia nella modernità industriale.

Nuovi miti sono l’auto, gli elettrodomestici e la televisione.

Il clima intellettuale va di conseguenza, la mente deve essere concentrata sui nuovi bisogni, non trasportata altrove come ad esempio nelle favole.

Ed infatti, la sfera immaginaria viene diluita, rarefatta e sotto il profilo culturale il genere fiabesco implode.

È il 1923 quando nasce Italo Calvino e quest’anno ricorre il centesimo anno dalla sua nascita (15 ottobre 1923 – 19 settembre 1985): è alla sua penna, ed alla sua esuberante vena creativa fantastica cui dobbiamo gratitudine per aver custodito e compreso l’importanza della fiaba, a cui seppe ridare lustro e splendore.

In Italia, la pubblicazione delle Fiabe italiane, uscita per Einaudi nella collana “I Millenni” nel novembre 1956, anticipa diversi aspetti del dibattito culturale sulla fiaba: diventerà materia prima per sollecitare l’immaginazione ma anche per sperimentare altre forme narrative, come le sue opere successive dimostreranno.

C’è di più, per Calvino, gli oggetti hanno un ruolo rilevantissimo: posseggono una intrinseca capacità di agire e questo indipendentemente dal fatto che siano oggetti da fiaba. Nelle Fiabe italiane infatti gli oggetti hanno un ruolo fondamentale: sono l’equipaggiamento necessario all’eroe per mettersi in viaggio (il bastone, il pane, le scarpe) o per provocare, ad esempio, la morte dell’eroina (pettini, fusi, cinture, mele avvelenate, anelli).

È stata inaugurata il 13 novembre alla presenza di Monica Salvadori, prorettrice con delega al Patrimonio artistico, storico e culturale e delega al Sistema Bibliotecario di Ateneo, Francesca Setiffi, Coordinatrice Terza Missione del Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata, Sebastiano Miccoli, Dirigente Centro di Ateneo per le biblioteche, e Marnie Campagnaro, curatrice e docente FISPPA, la mostra “ITALO CALVINO: POTERE E FASCINAZIONE DELLA FIABA” allestita nelle sale della Biblioteca Beato Pellegrino dell’Università di Padova e aperta fino al 21 dicembre.

La mostra interattiva, attraverso un allestimento basato su tre colori (bianco, rosso e nero) richiama la narrazione fiabesca calviniana su più piani: attraverso il libro tout court, l’illustrazione della fiaba, il gioco interattivo, e gli archetipi fiabeschi.

Il bianco esprime purezza, cui si contrappone il rosso, un colore orgoglioso, pieno di ambizione, assetato di potere, infine il nero che incarna, nelle fiabe, l’assenza di luce ed è capace di sdoppiarsi in spavento e seduzione.

Questi tre colori si alternano nell’allestimento: il bianco dello scatolone richiama il tema dell’ascesa, dell’alba, del sole e dell’innocenza; il rosso del nastro rimanda alla cucitura, filatura, al sangue, alla fecondità e rigenerazione, infine il nero degli armadi ricorda la notte, il mistero, il segreto e la scoperta. Non solo – chiosa Marnie Campagnaro – nelle fiabe esistono gli oggetti che hanno un’importanza nella dinamica narrativa della fiaba.

 La mostra è dunque anche un omaggio a questa dimensione dell’opera calviniana, sebbene in chiave fiabesca, attraverso ventuno oggetti, ventuno come le lettere dell’alfabeto, un abbecedario della fiaba: Ascia, Bara, Chiave, Dattero, Erba, Forbice, Goccia, Ho un desiderio irrealizzabile da realizzare, Infuso, Libro, Mantello, Nastro, Ossicino, Pelle, Quattrini, Rete, Scarpa, Tovaglia, Uovo, Veleno, Zappa.

 “ Infine abbiamo scelto di dedicare una sezione della mostra alla fiaba più celebre, secondo Calvino, del panorama popolare, ovvero Cappuccetto Rosso. Lo abbiamo fatto per ricordare la centralità che, nelle Fiabe italiane, hanno le bambine. Sono ragazzine sveglie, accorte, ingegnose, capaci di accudire i propri fratellini e abilissime nel trovare stratagemmi e soluzioni per fuggire dai pericoli e trarsi in salvo. Sembrano possedere un’innata comprensione del piano magico e segreto che permea il mondo quotidiano e naturale. Sono indipendenti e il loro acume è decisivo in molti momenti cruciali. Non a caso, un anno dopo dalla pubblicazione delle Fiabe italiane, farà capolino in uno dei più riusciti romanzi calviniani, Il barone rampante (1957)una figura femminile che è profondamente debitrice a quelle tratteggiate nelle fiabe: Viola Violante d’Ondariva, la giovane donna che, proprio per le sue inusuali caratteristiche, ruberà il cuore a Cosimo Piovasco di Rondò – conclude Marnie Campagnaro –. Dopo anni di attesa, Cosimo la vedrà apparire improvvisamente, a cavallo di un destriero bianco, nerovestita e con il viso infuocato dalla folla corsa a zig-zag su un prato”.

La mostra offre tanto, e tanto di più è in grado di darvi se credete all’importanza dell’insegnamento fiabesco nella vita, perché se è vero che l’eroe non vince sempre sul cattivo, è importante scegliere ogni giorno di essere comunque il prode, colui che spera, crede, agisce e si spende per il meglio.

Chiave preziosa oggi, per riformulare una realtà che si addice invece spesso più ad un castello stregato. A presto!

By Boomer1

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