Lun. Dic 23rd, 2024

Boomers Attivi e graditi ospiti, salve!

Più volte, parlando nei nostri post di cibo e ricette dagli accostamenti particolari, abbiamo accennato ad Apicio, dando per scontata la sua conoscenza.

Vero o meno che sia, lasciate ve lo presenti, chiedendovi comprensione però, perché è un soggetto singolare, può incuriosire come risultare antipatico.

Marco Gavio Apicio gastronomo, cuoco e scrittore romano, visse orientativamente tra il 25 a.C. ed il 37 d.C.

Fonte accreditata e principale sulle abitudini culinarie dell’epoca, era uomo godereccio, amante del lusso smodato e fuori decisamente dalle righe. Ricco per un’eredità ricevuta, non badava a spese nella sua vita, così quando si accorse che le sue finanze, dai e dai, stavano finendo e sarebbe stato costretto a diminuire il suo tenore di vita, decise di suicidarsi.

Come si dice, “meglio un anno da leone che cento da pecora”.

Coerente.

IL pop non faceva per lui.

Seneca, che appunto lo detestava, apparentemente per aver corrotto con la sua filosofia culinaria raffinata, le giovani generazioni, generazioni che altrimenti avrebbero optato per una filosofia più ortodossa secondo lui, afferma che la pozione velenosa che Apicio ingerì, fu la più salutare fra quelle di cui avesse goduto.

Mordace il nostro, ma in linea con se stesso pure lui. 

Posizione strana, comunque, per uno come Seneca, dotato di un acuto senso della “provvisorietà” del vivere, aperto ad infinite possibilità e privo di illusioni.

Tornando al nostro chef, e ad un po’ di gossip, pare il suo orientamento sessuale fosse, usando un termine moderno, fluido; la realtà è che del suo corpo biografico si hanno poche certezze: tanti aneddoti, alcuni arrivati da Marziale, ma gli aneddoti si sa avere il tempo che trovano e di solito essere messi in giro ed alimentati, da persone che di amico hanno poco.

Anzi.

“De re coquinaria” a lui attribuito, risulta il primo libro di cucina della storia, foodblogger quindi Apicio, ante litteram.

Amico intimo della casa imperiale, se non cuoco personale di Tiberio, contava, nella sua cucina, su prodotti che l’Impero, allora così vasto, poteva reperire in giro per le colonie.

Una cucina fusion e di prima qualità.

E scenografica negli allestimenti.

Apicio, ammesso che fosse veramente un cuoco e non un patrizio amante del buon cibo, cucinava per stupire palati difficili e raffinati, gli unici che avessero per lui valore ed a cui voleva legare il suo nome e la sua persona.

Alcune delle sue geniali preparazioni vennero raccolte nel già citato De re Coquinaria, che parrebbe in realtà essere il summit di due volumi scritti in momenti diversi. Diviso in dieci capitoli, spazia in tutto lo scibile culinario dell’epoca, dal pesce alla carne, dalle salse, una sua vera passione, ai formaggi, agli inizi non presenti nei banchetti dei ricchi romani, ed agli ortaggi, senza nulla tralasciare.

Nemmeno sulla conservazione dei cibi.

Quando noi oggi parliamo di grandi chef, spesso stellati, dimentichiamo che personaggi come Apicio e più avanti Artusi, sono gli antesignani e la testimonianza della storia dell’evoluzione della cucina nel corso dei secoli.

I gusti, il taste delle persone, sono molto cambiati negli anni, alcune ricette sarebbero impossibili da approntare oggi anche per l’impossibilità di reperire le materie prime di allora, ma ognuna di esse ha permesso che non si spegnesse un’arte, anzi si evolvesse con l’introduzione di nuovi prodotti, sapori e profumi. A presto!

By Boomer1

Related Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *