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Parlare della civiltà egizia, comporta un viaggio sia nel tempo, perché è fondamentale andare indietro di molti secoli, sia nello spazio, in quanto bisogna oltrepassare il Mediterraneo e proseguire lungo il Nilo, affacciati al quale si trovano i siti storici più remoti e le memorie più avvincenti.
Il nostro focus di oggi è il Nuovo Regno, quello che va orientativamente dal 1554 a. C. al 1080 a. C.
La fine del XIX secolo, è quella che vide concedere i permessi di scavo alle svariate missioni straniere in Egitto con più facilità, sempre con l’accordo che la metà dei reperti trovati, dovevano essere consegnati al Museo del Cairo.
Nel 1922 Howard Carter, scopre per caso una scala che, percorsa, lo porta al luogo di sepoltura di Tutankhamon, per altro e stranamente, inviolato.
L’apparato funerario era di tipo tradizionale e nell’ultimo sarcofago si trovava la mummia del disincarnato re, con la celebre maschera d’oro massiccio.
Ma al di là delle meraviglie archeologiche, quale era l’essenza dell’uomo Tutankhamon, divenuto re a nove anni e morto a venti?
Oggi ci viene in aiuto la paleo archeologia, che facilitata da TAC e ricerca del DNA, ha evidenziato nel faraone una leggera palatoschisi, il che probabilmente gli conferiva una voce particolare ed un appoggio maggiore sul piede destro, per cui verosimilmente aveva un incedere claudicante: era disabile in una cultura però, dove la disabilità era considerata un segno distintivo importante, in quanto la perfezione era riservata solo alla vita dell’aldilà.
Veniva quindi accettato e rispettato per quello che era.
Una bella lezione di civiltà ed inclusione.
Venne incoronato a Karnak, in un periodo piuttosto turbolento: la cerimonia è comunque complessa e simbolica, perché deve dimostrare il suo dominio sugli uomini e sulla natura.
Salito al trono, deve dedicare molto tempo alla cura della sua sopravvivenza ed a quella della sua dinastia e per sicurezza sposa la sorella maggiore, allora usava fare tutto in famiglia.
Muore in seguito ad una sepsi sfociata in una setticemia, ce lo dice sempre la scienza attuale.
Il Gruppo archeologico CRT propone quest’anno, a Vicenza, un ciclo di conferenze organizzate in collaborazione con l’assessorato alla cultura e i Musei civici di Vicenza: sede privilegiata sarà il Museo Naturalistico Archeologico che ospiterà gli incontri, a cadenza mensile e si apre il 29 ottobre con l’intervento del direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco.
Sarà dedicata al suo nuovo libro “Alla scoperta di Tutankhamon” e per l’occasione si svolgerà nel salone della Basilica palladiana alle 18.
La conferenza è organizzata grazie anche alla collaborazione con il progetto Relazionésimo, che ha allestito nel salone della Basilica, dove si svolgerà la conferenza, la mostra, aperta fino al 10 dicembre, “La proporzione aurea. Un viaggio tra emozioni, armonia e conoscenza”.
Durante la conferenza di Greco, sarà illustrato l’evento deflagrante del ritrovamento della sepoltura del giovane faraone. Ancor oggi lo studio della tomba continua a fornire nuove informazioni, svelando le tessere di un mosaico di storie intrecciate risalenti a 3.370 anni fa.
La rassegna proseguirà domenica 26 novembre con Annalisa Pedrotti, professore associato all’Università di Trento, che prenderà in considerazione “Ötzi l’uomo dei ghiacci, eccezionale esempio del rapido evolversi dei metodi scientifici in archeologia”. Questa mummia naturale, grazie al suo ottimo stato di conservazione, ha consentito di ricostruire le condizioni di vita di un uomo all’inizio dell’età del Rame.
Domenica 28 gennaio Alessia Fassone, curatore del Museo Egizio, intratterrà il pubblico su “Gli Egizi a tavola. Cibo per il corpo e per lo spirito”.
Grazie alle raffigurazioni sui monumenti e al ritrovamento eccezionale di alimenti nella tomba di Kha e Merit, è oggi possibile ricostruire la dieta degli antichi egizi.
Analisi sulle mummie e sperimentazioni di produzione alimentare gettano nuova luce su vari aspetti della quotidianità antica.
Domenica 25 febbraio sarà la volta di Flavia Frisone, professore ordinario all’Università del Salento, che si occuperà di “Antiche epigrafi e nuove tecnologie. Da Scipione Maffei al digitale”. L’epigrafia è una disciplina di straordinaria importanza perché permette di leggere le antiche fonti scritte esattamente come erano state redatte all’epoca, così da indagare e conoscere, non solo la storia ufficiale, ma anche quella di gente comune nella sua quotidianità.
Domenica 21 aprile Marisa Rigoni, già direttore della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, esaminerà “Il campo romano di Schio-Santorso. Dati di scavo e problemi aperti”. Si tratta di un’area archeologica che continua a riservare sorprese, come testimonia anche la mostra permanente sugli accampamenti romani ispirata alle attestazioni in loco.
Domenica 26 maggio Andrea Russo, Maresciallo dei Carabinieri TPC, affronterà “La tutela del patrimonio archeologico” dalla prospettiva della polizia giudiziaria, considerando lo status giuridico del bene archeologico in maniera esauriente ed esaustiva. Il suo percorso abbraccia la problematica a tutto tondo: dal danno causato dagli scavi clandestini e dal loro contrasto, alla preziosa attività del Nucleo tutela patrimonio artistico dei Carabinieri (TPA).
Un mondo lontano quello egizio, difficile da interpretare prescindendo dai nostri parametri e da un pensiero decisamente razionale quale l’attuale, ma ricco di mistero e di simboli, carichi della loro componente istintuale ed analogica che ci trasporta in una dimensione divina, oggi di complicata comprensione. Buon proseguimento!