Boomers Attivi e graditi ospiti, salve!
Tante volte abbiamo affrontato insieme l’argomento “vini”: il vino, infatti, quando bevuto moderatamente, è uno dei piaceri della vita e non dobbiamo privarcene qualora sia un sapore gradito.
Aiuta a far partire una serata, la socializzazione ed accarezza i sensi.
Ma sappiamo in realtà come trattare questi vini e le bottiglie che li contengono, per berli al meglio?
È noto che il vino bianco va bevuto freddo, mentre quello rosso invece chambré, cioè a temperatura ambiente.
Ma il bianco, freddo quanto?
Ammetterete che un vino troppo ghiacciato perde spesso tutti i suoi aromi e le sfumature del sapore; quindi, è buona norma bere e servire sempre un vino bianco fresco, il che vuol dire tenuto d’inverno anche fuori dalla finestra per tre o quattro ore e d’estate in un bel secchiello con il ghiaccio.
Quello rosso, dicevamo, va servito invece a temperatura ambiente: la regola vorrebbe addirittura che venisse portato nella stanza in cui lo si berrà, almeno un giorno prima.
Capisco la perplessità.
Può sembrare un atteggiamento lezioso e manierista.
Secondo il mio punto di vista, in realtà è un atteggiamento di rispetto verso l’alcolico nettare e se vogliamo, anche nei confronti di noi stessi, in quanto concorderete con me, meritiamo il meglio.
Ed un vino prezioso necessita di attenzioni ancorché dalle sembianze teatrali, per essere veramente se stesso.
Mi viene in mente un vecchio libro di Mario Soldati “Vino al Vino” nel quale descriveva com’era, in Francia, il cerimoniale dedicato al vino pregiato diversi anni fa: “quando si voleva bere un vino vecchio (ogni categoria ha i suoi fantastici boomers n.d.r.) bisognava cominciare a portarlo su dalla cantina almeno 36 ore prima; ma l’impiego di queste 36 ore doveva così essere suddiviso: le prime 21 ore la bottiglia doveva compiere il tragitto necessario a salire la scala, e doveva fare un gradino ogni ora, non di più.
Insomma, ci doveva essere qualcuno a disposizione che, ogni ora, spostasse la bottiglia.”
Continuava: “in camera da pranzo la bottiglia doveva riposare, così come era, né lontano dal fuoco né troppo vicina, per le successive 11 ore: alla trentaduesima ora, la si stappava: dopo quattro ore, poteva essere bevuta.”
Penso oggi nessuno, nemmeno in Francia, pretenda od esegua tale complicata cerimonia per aprire una bottiglia di vino, anche perché non tutti sono dotati di cantine con scale o valletti dedicati, va però ricordato che la stappatura è una fase importante e delicata per il vino, perché prima di essere bevuto deve ossigenarsi o respirare: questo significa che le molecole del vino devono reagire con l’ossigeno dell’aria, per sviluppare appieno l’aroma.
Il tutto dovrebbe avvenire dopo averlo versato in una bottiglia particolare, detta decanter: per i vini giovani dotato di una superficie ampia e decantazione di una o due ore, mentre per i vini maturi, deve avere una superficie più contenuta e bastano 30 minuti di ossigenazione.
La bottiglia andrebbe lasciata in posizione eretta una giornata prima di essere aperta, per permettere ai fondi di depositare, fondi che sono un pregio dei vini di qualità.
Sto parlando di vini rossi naturalmente, perché quelli bianchi, anche se aromatici, non vanno trattati, pena la perdita di alcune caratteristiche organolettiche.
Inutile dire che la quantità che va versata nel bicchiere non deve essere mai né troppo modesta, né eccessiva.
Come sempre, una sobria via di mezzo, taglia la testa al toro e fa pure bella educazione.
In fine, vorrei accennare al bicchiere dove andrà versata questa liquida bontà: deve avere almeno quattro centimetri di svettante stelo tra il calice ed il tavolo, giusto per evitare l’effetto osteria.
Non è un risultato pop quello che vogliamo ottenere, ma esaltare un vino che parla di sé e della terra da cui proviene, sviluppando sapori ed aromi.
Vi auguro dei fantastici brindisi, con vini profumati ed amici allegri, perché questo davvero aiuta a Vivere la vita.
Se farete delle foto, inviatecele e raccontateci la vostra serata. A presto!