Boomers Attivi e graditi ospiti, bentrovati!
I gusti son gusti si dice, frase piuttosto banale ma incontrovertibile, lo ripetevano anche i latini.
C’è infatti chi ucciderebbe per la Nutella e chi invece per la maionese, quella gnam però, fatta in casa, tipo me.
Da sempre amo di più il gusto salato e un bravo omeopata potrebbe anche dire molto su questa scelta.
Uno dei cibi cui resistere mi risulta arduo, è il formaggio; se poi sento dire che fa male, mi imbufalisco.
Come in tutte le cose, quello che fa male non è il formaggio, ma l’abuso alimentare che eventualmente se ne facesse.
Questo significa che godersi una degustazione di formaggi, soprattutto se abbinati a frutta fresca o secca, o a qualche composta particolarmente sfiziosa, vedi quella di fichi o di pere aggiunte di spezie, non può che giovare all’umore senza disturbare una sana alimentazione.
Oggi molti ristoranti di alto livello hanno inserito proprio i formaggi nel loro menu, tant’è che il Consorzio Tutela Formaggio Asiago ha istituito un premio.
Il Ristorante Pomiroeu di Seregno (MB), l’Hosteria Grappolo d’Oro di Roma e il Ristorante “La Bul” di Bari, sono i vincitori del premio speciale “RISTORANTI CON LA MIGLIORE DEGUSTAZIONE DI FORMAGGI”.
Lo chef Giancarlo Morelli (Ristorante Pomiroeu), l’oste Antonello Magliani (Hosteria Grappolo d’Oro) e lo chef Antonio Scalera (Ristorante “La Bul”) sono i tre interpreti premiati per il loro impegno nel valorizzare l’importanza del prodotto d’origine.
Il riconoscimento, promosso dal Consorzio Tutela Formaggio Asiago nella Guida Ristoranti D’Italia 2024 del partner Gambero Rosso e giunto alla sua terza edizione, testimonia il profondo legame del formaggio Asiago nello specifico, col mondo della ristorazione e celebra l’importante ruolo degli chef, nel ricercare e testimoniare il valore alla base della scelta di alimenti dalla provenienza certa, espressioni di un territorio e di qualità distintiva, come l’Asiago DOP.
Passione, profondo rispetto della materia prima, attenzione alle produzioni locali sono i segni distintivi dei tre chef dei ristoranti con la migliore degustazione di formaggi d’Italia.
A partire da Giancarlo Morelli, patron del Ristorante Pomiroeu di Seregno (MB), punto di rifermento in Brianza, capace di mettere il formaggio al centro della scena e di offrire un’esperienza che permette di conoscerne le diverse sfumature: “Il formaggio è sempre stato parte della mia vita e lo considero anche un finale degno di nota, l’apoteosi di un pranzo o una cena. Un protagonista così importante merita uno spazio altrettanto importante. Per questo, nel mio ristorante, è presente un carrello dei formaggi con non meno di 45 tipi diversi: un vero trionfo di gusto e di bontà che esalta la grande tradizione casearia dove l’Asiago DOP non può mancare”.
L’oste Antonello Magliani, dell’Hosteria Grappolo d’Oro di Roma, è l’emblema invece di quella passione che porta la ristorazione alla continua ricerca di prodotti unici: ” ho un rapporto morboso con i formaggi, li uso in tante lavorazioni classiche della cucina romana, così come in preparazioni più innovative – afferma.- Per tutti ho un grande rispetto dell’identità dell’ingrediente che scelgo in base alla provenienza culturale, al gusto, alla territorialità̀, al produttore. Io faccio questo lavoro perché ci credo e mi piace che i clienti si sentano a casa”.
Badate bene: a casa.
Perché questo è anche il formaggio: casa.
Il primo cibo che si divide con gli amici, affettando il pane, quando vengono a trovarti e si stappa una buona bottiglia di vino.
Antonio Scalera, del Ristorante “La Bul” di Bari non ha dubbi: “il formaggio è un ingrediente fondamentale e lo impiego in ogni situazione: in purezza, nelle lavorazioni e nella carta dei formaggi perché, con le sue diverse sfaccettature, permette di esaltare la mia creatività̀. Ogni ricetta nasce nel rispetto della stagionalità̀, con una grande attenzione alla materia prima e al territorio”.
Un applauso di Viviargento- Boomers Attivi al Consorzio Tutela Formaggio Asiago perché con un solo premio marca tre eccellenti realtà: quella del formaggio in genere e dell’Asiago in particolare, della ristorazione creativa ma genuina e del rispetto del territorio.
Non so se vi siate mai soffermati a pensare come nei millenni siamo riusciti a trasformare il latte in spettacolari forme di formaggio.
La storia di questo alimento risale alla notte dei tempi e le leggende si sprecano, ma la realtà è che comunque il formaggio ha origini antichissime.
La più grande diffusione avvenne in Grecia, dove prese il nome di formos e da lì a Roma, dove prese invece il nome di caseus, l’italiano cacio. Il celebre e celebrato cuoco Apicio lasciò già all’epoca, una ricchissima lista di formaggi.
Greci e Latini dedicarono onore e spazio a questo alimento, sia come cibo degno di rispetto sia come cibo con un particolare significato culturale.
Vi è in esso un’eco della storia dei popoli e della loro civilizzazione: piatto da Dei, da sacerdoti e da re fin dall’antichità, non dimenticando che durante il Medioevo Europeo erano Benedettini, Trappisti, Cistercensi a fabbricarlo nei monasteri, tant’è che tuttora sono molti i formaggi che portano un’antica etichetta monastica.
Dal punto di vista dietetico il formaggio è una miniera di proteine, ne contiene dal 18 al 38% contro il 20% della carne; è indubbiamente anche ricco di grassi, che però sono facilmente digeribili e questa sua caratteristica ne fa un alimento altamente energetico, ma ricco dicevamo, anche di calcio e di fosforo.
È inoltre un cibo completo, infatti 100 grammi sarebbero sufficienti per fornire al nostro organismo gran parte del fabbisogno calorico quotidiano.
Non abusatene allora, ma non privatevene! Perché…. Gusta e vivi la Vita!