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Rosalba Carriera (Venezia 1637- Venezia 1757) vede la luce destinata a diventare l’artista più celebre nell’Europa nel Settecento; padre cancelliere presso la Serenissima, madre merlettaia, cui lei preparava i disegni, cresce con un’ottima cultura, fatto non propriamente abituale all’epoca per una donna, anche se va comunque rammentato che il ‘700 è il secolo dell’Illuminismo e dell’emancipazione femminile.
Intendiamoci, emancipazione rispetto ad un passato generalmente oscurantista, per cui alle donne dell’alta nobiltà e della borghesia colta, veniva data libertà di animare salotti letterari, fatto che offriva loro anche l’opportunità di dimostrare di possedere doti intellettuali tali, da potersi confrontare con gli uomini sugli argomenti più disparati.
Secondo voi, tale atteggiamento illuminato nei confronti del gentil sesso, trovava tutti d’accordo?
Ma per carità…
È il 1723, e all’ Accademia dei Ricoverati di Padova, si discute sul fatto che una donna, se eccessivamente colta, potrebbe venir meno ai suoi doveri di sottomissione ed ubbidienza al marito.
Sottomissione ed ubbidienza.
Vabbè…
è sempre difficile e sconcertante scontrarsi con le fragilità altrui….
Fatto sta che la conclusione di questo illuminato affabulare fu che solo poche donne, molto dotate, potevano studiare, chissà poi chi operava la scelta , mentre le altre dovevano tornare a casa e prendersi cura della casa e della famiglia.
Questo per le classi alte e medie in ambito urbano.
Nelle classi basse invece, le donne facevano lavori umili: portatrici d’acqua, venditrici di cibo, facchine, sarte, lavandaie.
In ambito agricolo tutto cambiava, e le donne per necessità facevano anche i lavori degli uomini, a fianco degli uomini.
Si vede che queste già ubbidivano, ed erano sottomesse, a sufficienza.
Discorso interessante da approfondire, ma ci svierebbe troppo dalla figura di Rosalba Carriera, focus di questo post.
Chiarito il contesto sociale in cui era nata, va ricordato che Rosalba cominciò la sua carriera artistica dipingendo tabacchiere raffiguranti damine delicate, piuttosto glamour all’epoca, che divennero poi la sua fortuna, trasposte nelle miniature su avorio. Intorno al 1703 appaiono i suoi primi lavori a pastello, tecnica che la renderà famosa in tutta Europa.
Il Comune di Venezia e Fondazione MUVE, dal 13 ottobre 2023 al 9 gennaio 2024 presentano nella rinnovata sede di Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento Veneziano, di cui abbiamo già avuto modo di parlarvi, una mostra preziosa che indaga un aspetto particolare della produzione dell’artista: proprio le miniature su avorio.
Non tutti sanno, come anticipavamo, che Rosalba Carriera oltre a dedicarsi al ritratto a pastello, fu una straordinaria pittrice di miniature. Proprio a lei è dovuta la fortuna di questo genere, elevato da pratica “minore” e artigianale, a pari dignità delle opere su tela.
Con una tecnica innovativa ed affidandosi alla sua abilità, Rosalba Carriera riesce a portare, per la prima volta, sulla minuscola superficie dei fondini d’avorio, la pennellata tipica della rappresentazione su tela.
Il successo fu immediato.
Qualsiasi viaggiatore passasse per Venezia, voleva farsi immortalare in un ritratto in miniatura della Carriera.
Ma anche l’eccellenza come pittrice trovò tutti d’accordo: dai Lord inglesi ai principi dell’Impero; divenne forse l’unica artista a raccogliere consensi unanimi tanto fra i sofisticati conoscitori del bel mondo internazionale, quanto fra la tradizionalista e conservatrice aristocrazia veneziana.
La mostra a Ca’ Rezzonico è un’opportunità per ammirare lavori di straordinaria raffinatezza, classici dell’arte del Rococò, istantanee della dolce vita dei nobili, in cui ritroviamo i protagonisti di quella società mondana e galante, della quale Rosalba ha fissato gli umori, il carattere e le vanità in modo speciale.
Non solo, l’artista restituisce anche un ricco patrimonio di dettagli sull’abbigliamento e sulle acconciature, espressione del gusto e dello stile della sua epoca; un fedele spaccato della storia e della moda della prima metà del XVIII secolo.
Fondamentale è il suo apporto alla stessa ritrattistica francese: interpretò in modo impareggiabile gli ideali di grazia e di eleganza di un’intera epoca, quella “vita felice” della nobiltà, entrata nell’immaginario collettivo e con cui identifichiamo l’Ancien Régime.
Per quasi mezzo secolo le corti d’Europa cercarono di accaparrarsi i suoi servigi, eppure, nonostante i frequenti inviti e le generose proposte, salvo tre soggiorni alla corte del re di Francia, del duca di Modena e a quella dell’Imperatore a Vienna, rimase fedele a Venezia, dove lavorò incessantemente, per tutta la vita.
Andando alla mostra, oltre ad apprezzare spaccati di vita oggi difficilmente pensabili, faremo onore ad una donna, alla sua arte ed al suo attaccamento alla città di Venezia. Vivete la vita!