Boomers Attivi e graditi ospiti, bentrovati!
I tipi di frutta sulla nostra tavola stanno cambiando.
E’ arrivato il momento dei dolci fichi e di quelli più asprigni d’india, delle susine, delle prime zucche colorate, dell’uva, del bellissimo melograno e del corbezzolo.
La vite ed il fico sono due piante generose ed amiche in campagna, d’estate ombreggiano i cortili o i campi ed in questo periodo ci regalano i loro squisiti prodotti. Piante tenaci, dalle radici robuste, che non temono i venti, e piante anche longeve, specie il fico.
Si narra che ai piedi del Palatino, un fico regalò la sua ombra per più di 1000 anni.
Aveva visto, già adulto, Romolo e Remo e in un secondo momento sorgere Roma: l’aveva vista ingrandirsi e diventare potente, ma quando sotto Nerone capì che la decadenza era vicina, la veterana pianta piegò a terra i rami, lasciando appassire tutto il fogliame; mi piace pensare per non vedere la fine ingloriosa di un illustre Impero.
Albero sacro quello del fico, tanto che i suoi dolcissimi frutti erano cibo soltanto riservato agli dei, ma quando Cerere, dea delle messi, alla ricerca affannosa della figlia Proserpina, trovò ospitalità presso un agricoltore dell’Attica durante il suo peregrinare, gli fece dono proprio di un albero di fico: da allora e dalla terra attica, l’albero si è diffuso in tutte le regioni calde o temperate, prima fra tutte la vicina Sicilia, la quale pare ne abbia preso il nome, infatti, in greco, Siki significa fico.
Pianta che nelle culture orientali è generoso simbolo di accoglienza, riconoscenza e rispetto e da noi pudica metafora atta a coprire ciò che non deve essere veduto o svelato.
l fico comune (Ficus carica) è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Moracee: produce un infruttescenza, definita impropriamente frutto, detta appunto fico.
In realtà il frutto ha due forme botaniche: la prima, maschile, detta anche caprifico, è la parte che produce il polline, con frutti non eduli, mentre la seconda, o fico vero, è la pianta femmina che produce frutti eduli con i semi contenuti all’interno.
Ha buone proprietà nutrizionali: per 100 grammi di prodotto fresco le calorie sono 47 Kcal, con 82% di acqua, 11% di carboidrati, 2% le fibre, 1% le proteine e solo 0,2% di grassi.
Le proprietà terapeutiche sono svariate, il frutto fresco è remineralizzante, lassativo, bechico (contro la tosse), ma dove offre il meglio di sé è come gemmoderivato: perfetto nella cattiva digestione, nelle gastriti anche psicosomatiche e nelle ulcere, delle quali aiuta la cicatrizzazione. Agisce a livello dei centri nervosi del cervello che regolano sia la digestione che la peristalsi intestinale, inoltre riduce la produzione di un ormone (la gastrina) responsabile della secrezione dei succhi gastrici, quindi, oltre ad essere un ottimo spasmolitico e lenitivo a livello dello stomaco, combatte gonfiore e reflusso acido.
30/40 gtt al giorno prima dei pasti, potrebbero davvero sorprendervi favorevolmente se soffrite di questi disturbi, soprattutto nei cambi di stagione, come adesso.
Albero dalle doti medicinali quindi, anzi uno fra i primissimi alberi ai quali l’uomo ha fatto ricorso in cerca di salute e con il quale ha preparato blandi medicamenti che per secoli si sono usati continuamente.
Secondo i suggerimenti di Aristotele, pensate da quanti anni si ricorre a questo rimedio, col lattice del fico si è sempre cercato di far sparire porri, lentiggini e macchie della pelle; con il decotto caldo di fichi, 10 grammi in 250 cc di latte, di curare raucedine e catarro dei bronchi, ma anche si preparava il famoso sciroppo emolliente dei quattro frutti zuccherini: dattero, giuggiolo, fico secco e uva passita.
Nell’antica Sapienza c’è sempre stata un fondo di verità, dimostrata poi negli anni: affidiamoci pertanto con tranquillità a questo rimedio in tutte le sue forme. Vivi la vita!