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Il Doge era il capo di stato e di governo della Repubblica di Venezia: come carica era stata istituita nel 697 e durò fino alla caduta della Repubblica, avvenuta il 12 maggio 1797.
Come funzionario, si dice venisse eletto tra la nobiltà più anziana e benemerita, in realtà tra la più ricca, in quanto le spese per sostenere la mansione erano a carico della famiglia di provenienza, ed erano molto elevate, al punto da metterne le possibilità economiche iniziali, spesso sotto stress.
La responsabilità del Doge era principalmente quella di rappresentare Venezia nelle cerimonie pubbliche e nelle relazioni diplomatiche con gli altri stati e di esibirne la regalità, senza in realtà regnare in quanto non aveva potere deliberativo, esecutivo o giudiziario, né gli era concesso di svolgere da solo qualche funzione di governo.
Pensate, che poteva lasciare Palazzo Ducale, dove risiedeva, solo in occasioni ufficiali e uscire dalla città per qualche giorno solo se autorizzato.
L’unico potere effettivo di cui il doge non fu mai privato, fu quello di poter comandare la flotta e guidare l’armata in tempo di guerra.
Rappresentava inoltre la Chiesa senza essere un vescovo, ma nemmeno solo un principe, per cui le tensioni con il vescovo di Roma erano continue, e quelle con il patriarca di Venezia pure.
Messa così, pare una vitaccia; nonostante ciò, la posizione era molto ambita in quanto di grande prestigio.
Che tipo di donna poteva stare al fianco di un uomo così importante e contemporaneamente così ostaggio di una carica?
Inizialmente, per ragioni politiche, le dogaresse potevano essere anche straniere, ma da un certo periodo in poi, doveva vantare origini veneziane e pure nobili: infatti a partire dal 1275 si proibisce al doge e ai suoi figli, di sposare donne straniere senza l’approvazione del Maggior Consiglio, inoltre si imponeva che la futura consorte fosse appunto di nobili origini.
Forse per queste complessità, o perché le pretendenti non erano poi moltissime e magari non gradite, molti dogi non si sposavano.
L’incoronazione della dogaressa era fastosa ed imponente, tanto quanto quella del doge, resta negli annali quella di Morosina Morosini, e così pure il rito funebre alla loro scomparsa, tanto che nel 1645, il Consiglio dei Dieci abolisce qualsiasi tipo di cerimonia ritenendola superflua e costosa: nel 1694, per una sola volta ed in via del tutto eccezionale, si celebra con sfarzo l’incoronazione di Elisabetta Querini, moglie di Silvestro Valier.
Alla dogaressa, cui spettava il titolo di Serenissima, era preclusa qualsiasi forma di potere, ma rivestiva un ruolo pubblico nella dimostrazione della maestà dello Stato veneziano, circondata dello stesso ampio impianto di riti, sontuosità e onori riservato al doge. Allo stesso modo, anche le attività e le libertà personali della dogaressa erano soggette alla rigida sorveglianza della Repubblica, fermo restando che poteva rivestire un ruolo culturale, occupandosi per esempio di tenere rapporti con artisti e poeti, grazie alla sua educazione e preparazione.
Raramente si parla della figura della dogaressa, ma sono certa che la famosa frase “cherchez la femme” di Dumas padre, si possa applicare anche a molte scelte di qualche doge, nel senso che sicuramente le loro opinioni influenzavano il marito.
Proprio per onorare questa figura poco celebrata, il Palazzo Vescovile di Portogruaro si prepara ad ospitare la nuova ed importante mostra: “La dogaressa tra storia e mito”, che resterà aperta al pubblico dal 16 dicembre 2023 al 16 maggio 2024.
Un percorso espositivo unico ed originale che per la prima volta, richiamerà̀ l’attenzione e farà̀ luce sulla figura della dogaressa, evidenziandone il ruolo e l’importanza ai tempi della Serenissima e che oggi possiamo considerare al pari di una First Lady ante litteram.
La mostra consentirà̀ di esplorare la venezianità̀ al femminile attraverso un’antologia di significativi episodi estrapolati dalla vita di alcune tra le più̀ celebri dogaresse, spesso importatrici di mode e resesi promotrici di progetti artigianali quali, ad esempio, l’impulso dato alla produzione di merletti e a molte altre iniziative innovative e visionarie giunte fino a noi.
“La dogaressa tra storia e mito” offrirà dunque ai visitatori, la possibilità di cogliere quel particolare modo di sentire e di esprimersi, che solo una città come Venezia ha consentito nei secoli alle donne, fornendo loro la possibilità̀ di testimoniare la propria intelligenza, lungimiranza e generosità. Vivi la vita!