Vi è mai capitato di fare o assistere ad una vendemmia?
Spero la risposta sia affermativa, perché è un’esperienza diversa da qualsiasi altra.
Certo, molti anni fa in Veneto era facile capitasse, perché avere amici con case in campagna corredate di viti era usuale e, quando era il momento della vendemmia, tutti erano invitati per dare una mano.
Era questa un’occasione unica di allegria e condivisione, bambini liberi di scorrazzare per i campi, qualche sbucciatura alle ginocchia con conseguente pianto, che passava con il magico “bacino sulla bua”, risate e gare tra filari su chi finiva prima; poi arrivava l’ora di pranzo e si apparecchiavano tavole ricche di ogni leccornia; tutti portavano qualcosa e tutti davano una man nell’allestimento, era spontaneo farlo, e come coordinatrice dell’organizzazione generale c’era la padrona di casa.
Mangiare insieme, in quell’occasione particolare, assumeva un valore importante, quasi rituale.
Verso sera poi, c’era la prassi della pigiatura: le donne a piedi nudi entravano nei tini e cominciavano a calpestare i grappoli ancora caldi dal sole.
È una sensazione che ho ancora presente: gli acini che si rompevano ed il liquido appiccicoso che fuorusciva, l’odore acre che emanavano e la stanchezza per la giornata all’aria ed al sole mista ad un senso di gioiosa serenità per il lavoro condiviso.
Poi, l’avvento delle macchine, ha chiuso quasi del tutto questo periodo e devo dire che è un vero peccato, perché impegnarsi insieme, a contatto con la natura, fa si che quel filo, fatto di gesti antichi, che ci legano alla nostra storia ed alle nostre tradizioni, non si interrompa, regalandoci appartenenza.
Il rito della vendemmia infatti è antichissimo, migliaia di anni prima di Cristo pare, ma per andare a periodi più recenti, nell’antica Roma, il 19 agosto si celebrava la cosiddetta “Vinalia Rustica”, una festa in onore di Giove, che dava inizio al periodo vendemmiale.
Settembre è considerato il mese appropriato per questo evento, in realtà dipende da moltissimi fattori, quali il tipo di uva e le condizioni climatiche, ad esempio, tant’è vero che da noi si raccolgono i grappoli da luglio a dicembre. Anche l’orario della raccolta del frutto può cambiare, c’è infatti chi preferisce vendemmiare di notte. A Donnafugata, in Sicilia, pare preferiscano così.
Ci sono poi annate buone ed altre meno: nel 2023, in Veneto, ad esempio, le previsioni di vendemmia non sono molto favorevoli considerato il periodo caratterizzato da frequenti precipitazioni e da difficoltà legate allo sviluppo di malattie fungine.
Qualità delle uve buona, ma non eccezionale, le rese produttive in aumento di qualche punto percentuale per quasi tutte le cultivar. Quantità complessive in leggero aumento rispetto al 2022 per i principali vitigni, visto anche l’entrata in produzione di nuove superfici vitate.
Tuttavia, in alcune zone ci sono state perdite di prodotto a causa di eventi grandigeni particolarmente violenti.
Per l’avvio della vendemmia, c’è un generale ritardo di circa 7-10 giorni sulle consuete date di raccolta: si parte ufficialmente l’ultima settimana di agosto, con la raccolta delle uve Pinot e Chardonnay per base spumante; Glera (Prosecco) il 15 settembre, Merlot il 17, Corvina il 20, Garganega il 25, solo per citare alcuni dei vitigni veneti.
Ma resta il fatto che da più parti il 2023 viene considerato un’annata “difficile”: il nostro pensiero grato deve andare a tutti quegli operatori di settore che ogni giorno si impegnano per offrirci prodotti di ottima qualità e che vedono in poco tempo, distrutto l’impegno di un anno. Riconoscenza dunque e vivi la vita!