Possiamo soffermarci a parlare di eccellenze alimentari italiane quanto vogliamo ma, se durante la cottura o a crudo, non usiamo per condire un olio di qualità, quale piatto sarà perfetto?
Oleae omnium plantarum prima, dicevano i latini, che tradotto significa “olivo, primo fra tutte le piante”; i popoli antichi attribuivano dunque all’olivo un’importanza speciale, tanto che il re longobardo Rotari multava di 3 soldi d’oro chi recideva un olivo per qualsivoglia motivo, mentre i dogi veneziani, premiavano con 12 zecchini, ogni greco di Corfù che possedesse 100 olivi nei suoi campi.
All’epoca, i rimedi per sostenere la salute non erano molti, perciò si ottimizzava tutto: ecco che le foglie frasche dell’olivo, masticate, servivano per mantenere in salute le gengive, oppure si usava un decotto delle stesse per pulire e guarire le ferite; un decotto simile, con l’aggiunta però della corteccia dei giovani rami e di olive acerbe, bevuto in ragione di mezzo bicchiere ogni ora, serviva per curare le febbri intermittenti.
Ancora oggi, in mancanza del chinino, si usa il decotto di olivo.
Si narra che quando Minerva e Nettuno si lanciarono la sfida su chi avesse creato la cosa più utile all’uomo, (dovevano pur dare un senso alla loro esistenza), la palma fu assegnata dagli dèi a Minerva che aveva fatto spuntare dalla terra un albero d’olivo carico di frutti stillanti il loro succo color dell’oro, mentre Nettuno aveva fatto balzare dalla foresta un destriero focoso.
Gli uomini sono fatti così, le donne sono più pratiche.
I vincitori dei giochi sacri di allora, venivano incoronati di olivo e donata loro un’ampolla di olio, in onore della dea.
Solo nel Cristianesimo l’olivo diventò simbolo di pace.
Ma la pianta era ed è, prima, soprattutto per i suoi frutti, alimento prezioso e delizioso da cui si ricava il gustoso olio di oliva.
Quale il migliore?
Non mi dilungherò a raccontarvi procedimenti di produzione che potete trovare con dovizia di particolari sul web, ma un concetto desidero ribadirlo: una pianta assorbe dal terreno il suo nutrimento, i terreni sono notoriamente diversi nelle loro composizioni e non solo da regione a regione, ma anche in una singola collina, basta che cambi l’esposizione al sole, quindi anche i componenti delle piante, piante per quanto sulla carta uguali, sono diversi ed i sapori vanno di conseguenza.
Qui entrano in gioco quindi i gusti personali, un olio EVO del Garda per alcuni potrebbe essere troppo delicato, viceversa un sapido olio Toscano potrebbe essere troppo saporito per palati più delicati.
Dovete provarli, troverete di certo quello che vi conquisterà; tenete però presenti alcuni parametri: la spremitura a freddo, perché permette di mantenere tutte le proprietà del frutto, ed il grado di acidità che per un buon olio evo non dovrebbe superare lo 0,5 g pur potendo arrivare fino a 0,8 e questi li trovate scritti sulle etichette. Poi, una volta aperti, osservatene il colore, il sapore e la densità. Vi convincono? In caso contrario contattate l’azienda ed informatevi.
Il nostro cibo è la nostra salute, dobbiamo esserne responsabili. Gusta e vivi la vita!