Lun. Dic 23rd, 2024

In generale, essere avanti rispetto ad altri creativamente non ripaga e non attira neppure simpatie, se poi con le tue idee metti in discussione l’ordine costituito, diventi la bestia nera dei conservatori.

Paracelso era uno di questi, tant’è che 100 anni circa dopo la sua morte, tale Thomas Fuller, storico e sacerdote britannico, parlava ancora di lui come un medico teatrante ed ubriacone.

Quando si dice tolleranza.

Che il medico in questione fosse di carattere irascibile e dedito a vita sregolata è un dato di fatto, ma prima di giudicarlo proviamo ad incontrarlo più da vicino.

Teophrastus Bombastus von Hohenheim (1493-1541) autonominatosi Paracelso, crebbe con un padre medico e professore di chimica, dal quale apprese l’arte della medicina e della mineralogia.

Di università ne visitò e frequentò parecchie, sempre alla ricerca dei docenti migliori, senza trovare però grande soddisfazione e questo perché, in realtà, erano i trattati di Aristotele, Galeno ed Avicenna che non lo convincevano, non i professori.

 Si laureò comunque a Ferrara nel 1516 nello stesso periodo di Niccolò Copernico ed è questo il momento in cui si autoproclama Paracelso, cioè superiore a Celso, medico rinomato all’epoca e vissuto nel I sec. d.C., il quale aveva scritto un Trattato di Medicina; lo fa per prendere le distanze dai concetti tradizionali di cura classica e perché aveva, questo gli va imputato, dei tratti di presunzione.

Alcuni capiscono, altri lo criticano ferocemente per questo atteggiamento, insomma niente di diverso rispetto ad oggi. Teofrasto, dopo il dottorato, inizia i suoi molti viaggi, accumulando esperienza finché si stabilisce a Strasburgo dove inizia la professione di medico chirurgo, acquistando una notevole fama, nonostante i suoi metodi di terapia non fossero allineati a quelli tradizionali.

Questa acquisita buona reputazione lo porta a Basilea, dove diventa medico municipale, carica cui era associata anche la docenza universitaria.

Paracelso così, a soli 34 anni, aveva l’occasione di ricoprire una posizione prestigiosa e stabile nella sua vita, peccato per il carattere provocatore.

Il giorno di San Giovanni, 24 giugno del 1527, Teofrasto, sulla porta principale dell’Università, ha la buona idea di mettersi a bruciare il Canone della Medicina di Avicenna davanti a colleghi e studenti, anzi pare incitando I giovani studenti a fare la stessa cosa con i loro libri di testo. Si dice, contestualmente lanciasse condanne contro Galeno ed Ippocrate, ma qui entrano in gioco le solite malelingue che si sa possedere ampissimi coefficienti di dilatazione riguardo ad ogni situazione.

Allora come oggi.

Detto fatto, venne espulso dall’ateneo e la tensione creatasi in città contro di lui, lo costrinse a fuggire una notte. Ricomincia così a viaggiare, ad esercitare la medicina ed a scrivere trattati che andavano dalla filosofia all’astrologia, dalla medicina alla matematica.

Muore a Salisburgo, dove è sepolto, in circostanze pare misteriose ma anche qui i denigratori devono aver fatto il loro lavoro di cesello, fatto sta che avendo, prima di morire, stilato un testamento a favore dei poveri della città, questo fa supporre sia mancato in seguito a qualche malattia anche se un esame del cranio, eseguito non è chiaro per quale motivo, ha evidenziato una frattura dell’osso temporale.

Pablo Neruda diceva “lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati”; ecco, ogni volta che incappo in questa frase, penso a Paracelso, al coraggio di vivere il suo sogno, ai brillanti e, allora, incomprensibili risultati che otteneva con metodi di guarigione assolutamente inusuali, all’aver portato avanti un concetto di medicina che è alla base di quella attuale ed aver aperto le porte a quella visione olistica sempre più apprezzata. Che dire?

Vivi la vita!

By Boomer1

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