Nonostante tutte le insolenze riservategli l’anno scorso e verosimilmente con un po’ di broncio, visti gli inizi di questa stagione, pare stia tornando l’anticiclone e con esso un tempo stabile e finalmente l’estate vera e propria.
Estate, si sa, è sinonimo di sole, caldo, vacanze, giornate lunghe che permettono, la sera, di attardarsi fuori più a lungo per un aperitivo con gli amici; la bella stagione comporta svariati lati positivi, ma deve significare anche grande attenzione.
Soprattutto in età avanzata.
La sensibilità ad esempio, nei confronti dei danni da sole, per fortuna è aumentata negli anni, per cui all’inizio dell’estate acquistiamo cosmetici con filtri solari, salvo non ce li portiamo dietro dall’anno precedente; dovrebbero allora essere stati conservati con grande cura, naturalmente dentro ad un sacchetto apposito e posto all’interno del frigorifero; tutti sulla confezione devono inoltre riportare l’indice di protezione, il famoso SPF, Sun Protector Factor ed il PAO, Period After Opening.
Il secondo, il PAO, va rigorosamente rispettato; lo so, a volte con rammarico, considerato che buttare un cosmetico usato solo a metà è un peccato, ma questa è una delle tante leggi della sicurezza personale.
Alcuni usano protezioni basse, circa fino al 10, chi opta per le medie, più o meno fino al 25, i più attenti alte o altissime, fino al 100; alcuni nostalgici invece, in ricordo degli anni 60, dove al posto dei solari a protezione, si usavano intensificatori direttamente, comportamento che causava spesso ustioni micidiali e dolorose, ma abbronzature scurissime e selvagge, bene, sull’onda di quei ricordi dicevo, tutt’oggi si rifiutano di ricorrere alla protezione solare.
MA-LIS-SI-MO.
Diciamo che quando avevamo venti o trent’anni, se ci fossimo consacrati all’abbronzatura sconsiderata, l’età ed il ricambio cellulare ci avrebbero scusato qualche intemperanza ma oggi, vuoi l’età, vuoi il problema dell’ozono, esporsi al sole senza adeguata protezione rasenta la sconsideratezza.
Vediamo di capire cos’è una protezione.
Rapida digressione: per ottenere una bella, sana e direi duratura abbronzatura, vanno gestiti con cura i raggi ultravioletti UVA ed UVB del sole, gli UVC sono bloccati dall’ozonosfera, quindi tralasciamoli.
La differenza tra i due è che mentre gli UVA arrivano in profondità nella pelle fino al punto di modificare addirittura il DNA della cellula e produrre gli odiati radicali liberi, gli UVB agiscono solo superficialmente, sono quelli cui va imputata l’abbronzatura ma anche rossori e scottature.
Al fine di evitare questi fastidiosi risvolti da UVB, è consigliato usare dei cosmetici che contengano filtri solari, cioè un vero e proprio scudo per la pelle.
Questa copertura è riportata sulla confezione dei solari come SPF, ed indica il tempo per cui dobbiamo moltiplicare quello, al quale potremmo esporci al sole, senza scottarci.
Vediamo di semplificare facendo un esempio: supponiamo di avere una carnagione olivastra che ci permetta di esporci al sole senza problemi di arrossamenti per un quarto d’ora, se l’SPF del nostro solare fosse 15, noi potremmo moltiplicare il nostro quarto d’ora di esposizione per 15 volte, protraendo con serenità il tempo di esposizione fino a 3/4 ore circa.
Questo naturalmente sempre che non facciate il bagno, o sudiate, perché in questo caso bisogna rimettere il cosmetico con cura ed attenzione.
Entrare nell’ottica della protezione solare dimostra grande rispetto verso la propria pelle ed intelligenza. I raggi solari sono assolutamente benefici per molti motivi, soprattutto per ciò che riguarda la produzione della vitamina D, lo tratteremo a breve, ma vanno gestiti ricordando che esiste un sottile diaframma tra l’uso e l’abuso di ogni cosa e non travalicarlo mai, ci permette di rimanere sempre in un range di serena sicurezza.
Godetevi pertanto il sole e… vivete la vita (con attenzione)!