Parlavamo ieri della Spagyria, applicazione alchemica alla medicina; scienza medica alternativa quindi, che guarda all’uomo da un punto di vista non analitico ma sintetico; non osserva le patologie semplicemente, quanto ciò che ha portato ad una determinata malattia, gli squilibri psichici, fisici ed energetici.
Il termine Spagyria fu coniato da Paracelso, deriva da spao che significa dividere e da ageiron che vuol dire esattamente l’opposto, cioè legare o riunire.
Quella che gli alchimisti definivano: solve et coagula.
I normali rimedi erboristici, parliamo di tinture, tinture madri, infusi, decotti o quant’altro, secondo questa medicina sfruttano solo una parte delle virtù terapeutiche della pianta, cioè i principi attivi, ma manca tutta la parte energetica, fondamentale nel riequilibrio di un organismo che, se ammalato, versa in una situazione proprio di squilibrio energetico.
La preparazione di un rimedio spagirico richiede una lunga e meticolosa raccolta e lavorazione delle materie prime e non la loro semplice triturazione o dinamizzazione come nel caso dei rimedi omeopatici ad esempio.
Operazioni, quelle della tradizione spagirica, che hanno un valore pratico molto profondo.
Giusto per curiosità, le piante una volta raccolte con un rituale preciso, vanno incontro a varie fasi diverse e cioè:
- Estrazione degli oli essenziali
- Fermentazione
- Estrazione dell’alcool
- Estrazione dopo combustione dei sali dalle ceneri
- Purificazione dei Sali
- Riunione dei tre principi
Il rimedio che ne scaturisce ha una nuova, importante, valenza terapeutica, deve essere prescritto però da medico esperto e competente in materia. Per altro, come sempre.
Se siete amanti delle medicine alternative, può essere un’opportunità da non sottovalutare, sempre se correttamente accompagnati.
Siate sempre curiosi delle novità. Mantenete un atteggiamento aperto a nuove esperienze e conoscenze. Vivete la vita!